Sai/Siproimi, testimonianze di servizio civile
“Sono cresciuta molto, questo anno di servizio mi ha portato a aprirmi di più”. “Ringrazio la cooperativa per l’opportunità: mi sono sentita seguita e apprezzata”. “Di questo anno e più di servizio civile, l’unico rimpianto che ho ora che concludiamo è che non potrò salutare i ragazzi che abbiamo seguito con le lezioni di italiano di persona, per via del Covid”.
Sono alcuni dei pensieri di Nelisa Zeufack e Irene Grandini, Serena Baldini e Perla Soragna, le giovani in servizio civile Universale che hanno concluso il loro anno di servizio il 10 marzo scorso.
Per la verità il loro anno di servizio civile (che è a titolo gratuito, a fronte di una piccola indennità mensile) ha avuto una durata diversa a causa della pandemia, scoppiata proprio a un paio di mesi dall’inizio del loro impegno. Le giovani collaboratrici hanno infatti cominciato il 15 gennaio 2020 e, da marzo a maggio, hanno dovuto sospendere il servizio; per questo il termine di conclusione è stato spostato al 10 marzo 2021.
Che cosa hanno fatto in questi difficili mesi le volontarie? Non si sono fatte prendere dallo scoramento per il periodo difficile e inaspettato dei mesi iniziali di lockdown, non si sono tirate indietro: anzi, hanno chiesto di potere rientrare il prima possibile in servizio. Da maggio in poi hanno così offerto le loro 25 ore settimanali realizzando attività di supporto, con un crescendo di responsabilità pur nei limiti della funzione del volontario; il volontario infatti non è un operatore formato, non lo sostituisce, ma può arricchire il servizio proprio con la propria disponibilità a mettersi in gioco in qualità di cittadino attivo e responsabile, interessato a imparare nuove competenze e a incontrare gli altri. Hanno realizzato attività di supporto, quindi, ma preziose per i clienti dei servizi che alle volte necessitano di queste semplici azioni, per potere costruire sempre più la loro strada di inserimento sociale nel territorio.
Così, in questi 14 mesi le quattro volontarie all’interno di Sai/Siproimi, hanno offerto ripetizioni e sostegno all’apprendimento della lingua italiana, ai beneficiari adulti e minori che si confrontano con lezioni anche complesse e necessitano di un aiuto ulteriore. Inoltre, hanno aiutato nel disbrigo di pratiche burocratiche e nell’approvvigionamento di materiali per l’ingresso dei richiedenti asilo e rifugiati in appartamento.
Oltre a queste parti comuni, ci sono state attività specifiche distinte tra le volontarie dei diversi servizi. Perla e Serena infatti hanno realizzato una raccolta dati tramite telefonate rispetto ai beneficiari usciti dal servizio negli anni scorsi, mentre Irene e Nelisa hanno partecipato attivamente al percorso di progettazione con l’èquipe della Comunità mamma con bambino, realizzando a loro volta una mappatura dei luoghi e indirizzi che in città offrono aiuto per le mamme italiane o straniere presenti nel territorio.
Il supporto delle giovani in servizio civile è stato prezioso e importante non tanto e non solo per le attività da loro seguite con un grande senso di responsabilità, ma anche per lo sguardo che hanno portato all’interno delle èquipe e a contatto con gli operatori, con le domande e le sollecitazioni, con le idee e le proposte che ci hanno offerto.
Proprio per tracciare un bilancio dell’esperienza, le giovani hanno incontrato, insieme alle referenti per il progetto, il presidente Luigi Codeluppi che ha loro consegnato a nome della cooperativa alcuni piccoli doni (una borraccia, un catalogo fotografico, una sportina di cotone), provenienti dall’ong GVC – WeWord che si occupa di cooperazione internazionale. Il piccolo dono è un modo per ringraziare e per formulare un augurio, affinché dopo questi mesi in Dimora, Irene e Nelisa, Perla e Serena possano proseguire nel costruire la propria strada. Alle volte i giovani si sentono chiusi in confini angusti, ma è solo un cerchio di gesso: è possibile andare incontro al mondo forti di esperienze e domande per orientarsi.